Incontriamo, dietro le quinte del Teatro Regio di Parma, il soprano Maria José Siri, a poche ore dal suo debutto in “Attila” di G. Verdi in programmazione al Festival Verdi 2018.
Parma, 30 Settembre 2018
La Maria José Siri di ieri e di oggi. Com’è cresciuta l’artista? Ci parla della sua vocalità?
L’artista e la persona sono cresciute con la musica, non si possono separare. A 4 anni volevo solo suonare il pianoforte, crescere insieme a lui, poi il destino mi mise davanti ad un soprano (per caso) e da li tutto è cambiato. Ho iniziato tardi a studiare il canto lirico, ma già da tanto mi preparavo per diventare un soprano, senza saperlo.
All’inizio le prime lezioni provocavano barzellette del tipo “liberate quel cagnolino che piange la sera” quando vocalizzavo, però poco tempo dopo si trasformò in un “cantaci qualcosa Maria“.
Piccoli, piccoli passi, ma sempre avanti, la vocalità iniziò a prendere forma e quando credevo di essere nella carreggiata giusta, boom! cambio ruota! Era il destino, o Dio che mi stava correggendo e indirizzando nella giusta via. Il resto poi arriva fino ai giorni di oggi, si tratta dell’eterna ricerca della bellezza e dell’armonia, si tratta di stare bene con se stessi e di un equilibro psico-emotivo, perché cantare, cari miei, è qualcosa di grande impatto emotivo.
L’abbiamo ascoltata la scorsa estate in Aida all’Arena di Verona. Ci racconta questa esperienza?
Cantare all’Arena di Verona è qualcosa di magico, avere il cielo stellato permette che il suono, l’immaginazione e le intenzioni viaggino fino a quelle lucine misteriose. Il palco e il pubblico sono cinque volte un teatro normale, questo comporta certamente maggiori difficoltà, ma si moltiplicano anche l’emozioni.
Per me era un sogno poter cantare li, e ogni volta che ritorno all’Arena ringrazio per l’opportunità divina di poterci cantare.
I pregi e i difetti di Maria José Siri?
Sono molto simpatica ( ahhaahha ) pero sono testarda e determinata, non sono mai felice al cento per cento, tranne quando sono sul palco a cantare, quel posto per me è il paradiso.
Forse sono troppo esigente (con me stessa soprattutto) e c’è sempre qualcosa da migliorare, ma questo difetto sicuramente mi porta molte soddisfazioni .
Gli impegni artistici e quelli familiari, come vengono gestiti da Maria José Siri?
L’organizzazione è la parola chiave, per fortuna gli impegni li conosciamo con molto anticipo e questo ci permette di organizzare la nostra vita in tempo e forma.
Ci racconta le emozioni vissute nella Madama Butterfly alla Scala di Milano nel Dicembre 2016?
Quel debutto fu sicuramente un punto importantissimo nella mia carriera, l’ho vissuto con molta serenità e gioia. Ho avuto la fortuna di debuttare al Sant’Ambrogio con un ruolo, una produzione, un cast e con dei direttori che hanno reso di quella esperienza un regalo divino per Maria Jose la cantante, donna e madre.
I ruoli che le stanno più a cuore?
Norma credo sia il ruolo per soprano per eccellenza, per complessità vocale e interpretativa, per completezza e difficoltà, amo questo ruolo alla follia.
Quale ruolo non canterebbe mai?
Cavalleria Rusticana. Santuzza non è un ruolo che io ho interesse di interpretare.
Un nuovo debutto al Teatro Regio di Parma per il Festival Verdi, il ruolo di Odabella in “Attila”. Come sono i rapporti con i compagni di palcoscenico? Sereni o burrascosi?
Siamo in prova da fine agosto ed è stato un bellissimo percorso per arrivare al giorno d’oggi, la prima, dove finalmente metteremo in moto tutto quanto lavorato fino qua. Per fortuna c’è un cast di amici e colleghi molto in gamba, questo fa si che il lavoro sia veramente una esperienza quasi ludica, molto serena e collaborativa.
Qualche anteprima in esclusiva del suo prossimo futuro artistico?
Dopo questo “Attila” qui a Parma canterò Manon Lescaut ad Amburgo e Andrea Chénier al Deutsche Oper di Berlino. A Capodanno passerò dal Teatro alla Scala dove parteciperò al Gala Verdi. L’anno prossimo comincerà con una Butterfly in Oman, seguita da una nuova produzione di Manon Lescaut alla Scala, nella versione originale dell’opera diretta come la Butterfly del 2016/2017 dal Maestro Chailly.
Dopo sarò Tosca a Genova, Amelia nel Ballo in Maschera al Festival di maggio di Wiesbaden in Germania, Manon Lescaut al Deutsche Oper Berlin diretta dal Maestro Rattle e tornerò al Festiva di Bregenz con la Messa da Requiem di Verdi diretta dal Maestro Luisi.
Allora non ci resta che augurarle un grosso in bocca al lupo e grazie per la sua gentilezza e disponibilità!
Salvatore Margarone
Photo ©Victor Santiago;©Foto Ennevi-Verona;©Brescia e Amisano-Milano;©Rocco Casaluci-Bologna